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venerdì 2 settembre 2011

Inauguro una nuova etichetta per i post..."Piccoli passi verso la senilità"

Mia madre ha trascorso gli ultimi anni della sua vita immersa in una sorta di dolce senilità demente. Era diventata smemorata, proprio lei che aveva fatto della memoria una dote essenziale della sua vita quotidiana. I ricordi per lei erano preziosi e ce li ripeteva, instancabile, ogni qual volta succedeva un fatto che poteva collegare al passato, alle esperienze vissute, alle persone incontrate. Ricordava il matrimonio di una delle sue tante zie, avvenuto quando lei era piccolissima e descriveva la scena, i vestiti, gli addobbi, il succedersi delle azioni. Ricordava benissimo tutte le ricette dei piatti che cucinava con grande maestria. Rammentava il periodo della guerra, la fase in cui era sfollata con la famiglia per sfuggire ai bombardamenti della città e il ritorno faticoso alla normalità della pace, in cui l'attesa era concentrata sul giorno in cui mio padre avrebbe finalmente fatto ritorno dalla prigionia in America. A lei attingevano tutti per precisare un fatto del passato, ricollocare persone e comportamenti, ricostruire un puzzle organico della storia familiare.
Non c'è stato un giorno preciso in cui, alzandosi, ha acquisito lo status di "smemorata" o quello, ben più doloroso e definitivo, di demente. E' scivolata molto piano nel  "non ricordo, non so più, non riconosco...".
Piccoli dettagli hanno cominciato a mancare nei suoi comportamenti. Un fornello lasciato acceso troppo a lungo, una sconcertata reazione alla telefonata di un parente, una verdura nel piatto improvvisamente senza nome. Un irrigidirsi nelle abitudini. Un venir meno della cura di sé.
A lei ho pensato stamani, quando sono uscita per sbrigare una serie di commissioni.
Pulita, truccata, con i pochi gioielli che indosso di solito, mi sono precipitata in banca per sbrigare una pratica. Sono rimasta a lungo, seduta a una sedia e sfogliando il giornale appena acquistato, mentre l'impiegata compilava moduli al computer. Ho messo la solita marea di firme che la banca richiede per ogni operazione fuori dal semplice versare o prelevare e sono uscita alla luce di un sole bollente, contenta di avere concluso una delle faccende della mattinata. Ho percorso un tratto di strada e sono entrata in un tabacchino per il consueto acquisto del veleno di una tabagista. Una donna alta, bionda e magra era dietro di me. La guardavo e lei mi guardava. Che la conosca? mi son detta. Mentre ritiravo i pacchetti e pagavo, lei mi ha battuto delicatamente la spalla  per poi dirmi: " Scusi, ha la giacca al rovescio...".
Lì per lì non me la sono presa, anzi l'ho ringraziata caldamente più volte, ho riso e improntato il volto a un compiaciuto divertimento. Ho tolto e rimesso al diritto la giacca leggera e azzurra. Sono uscita senza imbarazzo.
Poi, in macchina, riflettevo. Colpa della miopia, colpa del buio della stanza in cui mi sono vestita, colpa del sole accecante che costringe a tenere giù le tapparelle, colpa degli occhiali da vicino che non sono perfetti a risolvere i miei problemi di vista...
Poi - appunto - ho ripensato a mia madre, ho fatto il conto dei miei anni e mi sono detta che forse quello di stamani è un piccolo dettaglio che mancava e, perciò, un anticipo di vecchiaia. Un piccolo passo verso la dimenticanza del mondo. 
Spero che il nuovo tag per i post  non si arricchisca troppo e troppo di frequente.

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