11 settembre 1984: mio padre muore e non era vecchio. 66 anni, con le riforme in divenire non potrebbe neanche andare in pensione ora.
11 settembre 2001: sono a scuola, insieme alle colleghe, redigiamo un progetto o almeno ci proviamo. Fa caldo e la sala professori ha un lungo tavolo di fòrmica, brutto ma funzionale. Una notizia sul cellulare: qualcosa è successo in America, a New York!
Finalmente a casa, vedo l'orrore, che mi tiene incollata alla tv fino a tardi.
Mi sembra impossibile, inaudito, gigantesco. Un Olocausto, anche se di proporzioni minori, ma che conta? Conta l'intenzione, anche qui.
11 settembre 2011 ( 11... doppio!): sono arrabbiata, delusa, inferocita.
Con il mio Dirigente e la sua cattiveria, con le inefficienze della scuola, con gli altri intorno che sono proni e rassegnati.
Sono arrabbiata per l'impotenza di ottenere giustizia, per la complicità di cui godono i prepotenti, gli incompetenti, i detentori di poteri più o meno estesi.
E per gli indignados che in Italia sono sempre troppo pochi.
E il Paese va male e il Mondo è allo sfascio e le brutte notizie si accavallano e ti tramortiscono.
Cerchi conforto toccando la pelle di qualcuno che ti è caro, ma il qualcuno non ti rivolge parole consolanti, non intuisce, non sa, nemmeno vuole sapere. Tutto è lì, in quell'attimo, fuori non c'è niente, sembra dire.
Mi sento molto sola.
Forse non sono così pochi (gli indignati italiani)...
RispondiEliminaSi sono anche fatti sentire, durante quest'anno...
E' abbastanza incredibile che mi trovi a offrire (un po' retoriche, purtroppo) parole di speranza e resistenza io, che di solito non sono per nulla ottimista di natura...
:)
E di questo ti ringrazio! In effetti non sono pochi, pare crescano ogni giorno, ma è ancora poco, troppo poco.
RispondiElimina